Liturgia delle Ore

II. Le antifone e gli altri elementi che aiutano a pregare con i salmi

110.  Tre elementi nella tradizione latina hanno contribuito molto a far comprendere i salmi e a trasformarli in preghiera cristiana: i titoli, le orazioni dopo i salmi e soprattutto le antifone.

111. Nel salterio della Liturgia delle Ore, ad ogni salmo è premesso un titolo sul suo significato e la sua importanza per la vita umana del credente. Questi titoli, nel libro della Liturgia delle Ore, sono proposti unicamente a utilità di coloro che recitano i salmi. Per alimentare la preghiera alla luce della rivelazione nuova, si aggiunge una sentenza del Nuovo Testamento o dei Padri che invita a pregare in senso cristologico.

112. Le orazioni sui salmi hanno il fine di aiutare coloro che li recitano a interpretarli in senso soprattutto cristiano. Sono proposte per i singoli salmi nel Supplemento al libro della Liturgia delle Ore e si possono liberamente usare, secondo una antica tradizione. Così terminato il salmo e fatta una pausa di silenzio, l’orazione raccoglie e conclude i sentimenti di coloro che hanno recitato il salmo.

113. Anche quando la Liturgia delle Ore è eseguita senza canto, ogni salmo ha la propria antifona, che si dice ugualmente nella recita individuale. Le antifone, infatti, aiutano a illustrare il genere letterario del salmo; trasformano il salmo in preghiera personale: mettono meglio in luce una frase degna di attenzione, che altrimenti potrebbe sfuggire; danno un certo tono particolare a qualche salmo a seconda delle circostanze; anzi, purché si escludano adattamenti stravaganti, giovano molto all’interpretazione tipologica o festiva; possono rendere piacevole e varia la recita dei salmi.

114. Le antifone nel salterio sono composte in modo da poter essere tradotte nelle lingue moderne anzi da poter essere ripetute dopo ciascuna strofa, secondo quanto è detto al n. 125. Nell’Ufficio del Tempo ordinario celebrato senza canto, al posto di queste antifone si possono usare, se si ritiene opportuno, le sentenze preposte ai salmi (cf n. 111).

115. Quando il salmo, per la sua lunghezza, si può dividere in più parti entro una sola e medesima Ora, alle singole parti viene assegnata un’antifona propria, sia per rendere più varia la recita dei salmi, specialmente nella celebrazione con il canto sia per comprendere meglio la ricchezza del salmo; tuttavia è consentito recitare il salmo intero senza interruzione, usando solo la prima antifona.

116. Vi sono antifone proprie per i singoli salmi alle Lodi e ai Vespri nel Triduo pasquale, nei giorni fra le ottave di Pasqua e di Natale, nelle domeniche del Tempo di Avvento, Natale, Quaresima e Pasqua, come pure nelle ferie della Settimana santa, del Tempo pasquale e nei giorni dal 17 al 24 dicembre.

117. Nelle solennità, l’Ufficio delle letture, le Lodi mattutine, Terza, Sesta, Nona e i Vespri hanno antifone proprie; altrimenti si prendono dal Comune. Nelle feste si osserva la stessa norma dell’Ufficio delle letture, alle Lodi mattutine e ai Vespri.

118. Quelle memorie di santi che le avessero, si celebrano con antifone proprie (cf n. 235).

119. Le antifone al Benedictus e al Magnificat nell’Ufficio del Tempo si prendono dal Proprio del Tempo, se vi sono, altrimenti dal salterio corrente; nelle solennità e nelle feste si prendono dal Proprio, se vi sono, altrimenti dal Comune; nelle memorie, che non hanno antifona propria, si può dire o l’antifona del Comune o quella della feria corrente.

120 Nel Tempo pasquale, a tutte le antifone si aggiunge l’«Alleluia», tranne i casi in cui non si accorda con il senso dell’antifona.