8 dicembre
Immacolata Concezione

Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te

Gen 3,9-15.20
Sal 97
Ef 1,3-6.11-12
Lc 1,26-38

La narrazione di Gen 3 illustra in modo paradigmatico la responsabilità umana nell’irruzione del male nel mondo creato da Dio. Il cedimento a un’avidità animalesca che si insinua nella coppia umana, porta l’uomo e la donna ad agire in modo egocentrico allontanandosi gravemente da Dio. Quest’azione di ribellione innesca una catena di accuse e contrapposizioni (contro Dio, l’uno contro l’altra) che infrange l’armonia delle relazioni e la bontà impressa da Dio nella creazione e manda in frantumi l’immediata intimità con Dio con l’autoesclusione umana. Nondimeno, malgrado tutte le conseguenze negative che tale deviazione comporta nel mondo, e la minaccia che sempre incombe del sopravvento della tendenza al male nel genere umano, Dio custodisce l’umanità e annuncia che la discendenza della donna schiaccerà le inclinazioni malvagie con una vittoria definitiva.

La comunità cristiana leggendo questa pagina alla luce del Risorto, ha visto nella discendenza della donna, Gesù, colui che ha sconfitto il male, e dona la forza ai suoi discepoli per ottenere la stessa vittoria. E la donna è Maria, la madre di Gesù, che in tutto ha partecipato alla vittoria del Signore sul male e il peccato. Così contemplando le meraviglie della vittoria sul male, che Dio ha realizzato attraverso il Messia, la comunità ecclesiale in questa solennità innalza con la vergine Maria, serva del Signore, il canto nuovo (Sal 97) della liberazione e della salvezza.

Il racconto del Vangelo di Luca consente di focalizzare l’attenzione su Maria, una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. A Nazareth Maria riceve lo straordinario annuncio divino che lei sarà la madre del Messia. Nel saluto dell’angelo, denso di significato teologico, si ascolta, innanzitutto, l’invito alla gioia messianica: Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te. In questo invito risuona l’esortazione più volte espressa dai profeti alla comunità fedele di Sion. È la gioia perché il Signore è in mezzo a te, potente salvatore (cf. Sof 3,14-17); perché ha fatto cose grandi e il suo popolo non sarà più confuso (cf. Gl 2,21-27); perché il Signore, il tuo re viene a te, giusto e salvatore (cf. Zac 9,9). Così si tratta della gioia per la vicinanza e l’intimità con il Signore, per l’esperienza della sua salvezza, della sua bontà, del suo amore fedele e che perdona mettendo fine a ogni paura, inimicizia e malvagità. Ora l’invito alla gioia risuona in tutta la sua forza perché la comunità fedele è visitata in Maria, nuova Figlia di Sion, colei che, investita dall’azione dello Spirito Santo, darà alla luce Gesù (il Signore salva), il Figlio di Dio. In Maria e attraverso di lei ora si manifesta la potenza dell’Altissimo per salvare e dare la vita; si manifesta la fedeltà divina al compimento delle promesse, e ancora la presenza, la vicinanza e l’amore di Dio per i suoi servi.

Un altro motivo significativo nel saluto iniziale consiste nel fatto che Maria è chiamata piena di grazia (kecharitōmenē). Maria è colei che è ricolmata dall’amore di Dio, dal suo favore e dalla benevolenza divina. Questo è il nome che rappresenta la sua missione per la quale fin dall’eternità è stata scelta da Dio. E Maria, dinanzi alla proposta divina, risponde oltrepassando ogni esitazione umana e mettendosi, nella completa fiducia, al servizio del Signore per il compimento della parola divina: Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola. Risalta così tutta la grandezza di Maria scelta da Dio e ricolma dell’amore divino che accetta, nella fiducia in Dio, di cooperare al piano divino, facendo spazio nella sua persona al Messia. Maria continuerà a comprendere il significato di tutto questo nelle tappe della vita del suo Figlio, confermando sempre la sua disponibilità per Dio e per l’avvento del regno della salvezza di Dio. Maria ha attivamente partecipato alla vittoria del Cristo sul male per una nuova umanità capace di fidarsi di Dio, di servire il Signore facendogli spazio nella storia. Maria costituisce pertanto, in modo permanente, un modello e un’icona per ogni credente, per ogni comunità di credenti.

Nell’inno protocristiano di benedizione della lettera agli Efesini l’atto di benedizione verso Dio è direttamente correlato all’atto di benedizione ricevuto da Dio in Cristo dai credenti. Nella comunione con Cristo i credenti riconoscono l’iniziativa e l’opera di Dio che li ha scelti, li ha predestinati ad essere suoi figli, e fatti eredi dell’amore di Dio. Lo scopo dell’intero processo è la lode di Dio, della sua presenza e potenza di amore di Padre che li ha raggiunti e redenti attraverso il Messia. Così gli stessi prodigi che il Signore ha compiuto in Maria, sono operanti nella comunità dei credenti nel Messia chiamati e trasformati dall’amore di Dio per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità.