6 gennaio
Epifania del Signore

Ti adorano, Signore, tutti i popoli della terra

Is 60,1-6
Sal 71
Ef 3,2-3a.5-6
Mt 2,1-12

La Liturgia della Parola in questa solennità è incentrata sulla manifestazione universale del Messia nell’orizzonte della storia della rivelazione che si sviluppa in Israele e si attua con la redenzione di tutti i popoli. Il detto di salvezza del libro di Isaia annunciava che la comunità di Sion sarebbe diventata luce delle nazioni. Sion rifletterà un tale splendore nel mondo perché su di essa risplenderà il Signore con la sua gloria. Questo mirabile evento, fonte di esultanza, attirerà popoli e re, che usciranno dalle tenebre che li avvolgono. Essi intraprenderanno un pellegrinaggio, portando doni in onore del Signore, per camminare alla luce di Sion, che è la comunità in cui dimora la presenza divina perché vive nel servizio del Signore.

Il detto, che in origine voleva consolare e sostenere la comunità che soffriva per le molteplici difficoltà incontrate nel ritorno dall’esilio, e aveva una prospettiva escatologica, riceve in questa Liturgia una reinterpretazione gioiosa per la luce del Messia che ora brilla sulla comunità dei credenti e attiva il movimento dei popoli per la loro liberazione dalle tenebre. Questa visione viene ulteriormente delineata attraverso il Sal 71. Questo salmo regale contiene l’invocazione a Dio per il successo del re nella sua azione di governo. Esso riflette apertamente una teologia messianica con l’aspirazione che questo re agisca secondo il diritto e la giustizia di Dio, e che il suo regno abbia un’espansione universale, per instaurare la salvezza e lo shalom (la pace) su tutti i popoli. Il mondo sarà così attratto da questo re di giustizia e di pace che i re e le genti gli renderanno omaggio, portandogli doni e tributi, per entrare al suo servizio. L’invocazione si trasforma per la comunità messianica in acclamazione di lode per la presenza del re Messia Gesù, il Salvatore al quale tutti popoli si volgeranno rendendogli onore: Ti adoreranno, Signore, tutti i popoli della terra.

Il Vangelo di Matteo con il racconto dell’adorazione dei Magi coglie la realizzazione dell’annuncio profetico e dell’invocazione di Israele identificando in primo luogo Gesù come il Messia atteso. Egli è nato proprio a Betlemme secondo l’annuncio profetico (Mi 5,1-3), ed è il re promesso, secondo l’elezione divina di Davide (2 Sam 5,2; 1 Cr 11,2), per essere pastore del suo popolo e salvatore del mondo. Nel contempo, il motivo del viaggio dei Magi dall’oriente evoca l’omaggio dei popoli, (come annunciato da Is 60,6; Sal 71,10.15), quale preludio al riconoscimento e alla fede nel Messia da parte dei popoli. I Magi hanno visto spuntare la sua stella, come il profeta straniero Balaam aveva un tempo annunciato tra i gentili, che sarebbe uscita da Israele (Nm 24,17), e la stella era un simbolo messianico. Così i Magi si sono messi in cammino alla sua luce, per adorare il re Messia. Essi, giunti a Gerusalemme, si imbattono nell’ignoranza e nell’avversione di Erode, e nell’immobilismo dei capi dei giudei. Ma i Magi riprendono il loro cammino seguendo la stella che li conduce dal Messia davanti al quale gioiosi si prostrano. I Magi sono delineati come dei saggi, che conoscono la tradizione di Israele, o come dei re che aprono i loro scrigni offrendo: oro, incenso e mirra. Questi doni indicano il riconoscimento della dignità regale, della santità, l’appartenenza al mondo divino, e il suo trionfo attraverso la morte e la risurrezione, per cui Gesù è il Messia, re delle nazioni, Signore di tutti i popoli. Con i Magi la comunità ecclesiale si prostra ad adorare il Signore e testimonia la sua luce, che supera tutte le tenebre umane, perché tutti i popoli si volgano e trovino salvezza e vita nel Messia.

Nel passo della lettera agli Efesini Paolo accredita la sua missione apostolica attestando che «per rivelazione» gli è stato fatto conoscere «il mistero», che è il piano di Dio, e che ora, nel tempo messianico, si è pienamente manifestato. La centralità della rivelazione messianica consiste nel fatto che le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del Vangelo. Nel piano divino Israele era la primizia in vista della benedizione di tutti i popoli. Il Messia ha inaugurato il tempo in cui diventa attuale la salvezza universale e l’inclusione delle genti nel popolo del Signore. La missione di Paolo, l’apostolo che annuncia questo «mistero» perché le genti per mezzo del Vangelo partecipino delle promesse e della salvezza divina, deve continuare in modo instancabile attraverso la comunità messianica.