17 dicembre
III domenica di Avvento

Esultanza per il Signore vicino

Is 61,1-2.10-11
Lc 1,46-54
1 Ts 5,16-24
Gv 1,6-8.19-28

La Liturgia di questa domenica con l’appello dell’antifona d’ingresso Gaudéte, Rallegratevi sempre nel Signore,[…] rallegratevi, il Signore è vicino (Fil 4,4-5) è ritmata dall’esultanza e dalla gioia per la prossimità del Signore e i prodigi della sua potente salvezza per gli umili.

Nella prima lettura dal libro di Isaia si ascolta il racconto di vocazione, in prima persona, di un profeta investito con l’unzione dello Spirito del Signore e poi la sua missione di proclamare la buona notizia della redenzione agli umili, a coloro per i quali l’unica sicurezza è confidare nel Signore, gli anawim (Is 61,1). Per questa comunità ferita, umiliata, oppressa avviene la salvezza che opera la guarigione, la libertà e mette fine ad ogni sopraffazione e angustia. L’azione del profeta ha l’obiettivo di promulgare il tempo giubilare (cf. Lv 25), il tempo nel quale Dio mette fine alla violenza e all’ingiustizia umana e fa trionfare i valori dell’esodo e dell’alleanza: la libertà, la fraternità, la giustizia.

La parola profetica che scaturisce dallo Spirito di Dio dispone e sviluppa la potenza creatrice di vita. La comunità di quanti l’accolgono, e sono liberati dall’oppressione e dallo smarrimento, risponde con l’esultanza e la lode per la salvezza, per la giustizia; la comunità dei salvati risponde con la gioia dell’amore sponsale per i doni con quali il suo Dio la riveste e circonda.

La comunità protocristiana ha colto e trasmesso che la missione del profeta annunciata in Is 61 corrisponde all’opera in atto del Messia (cf. Lc 4,16-21), e così continua a fare la comunità liturgica che, nel contempo, eleva la sua esultanza e la sua lode con le parole del Magnificat, l’inno di lode di Maria. In esso esplode la gioia di Dio e della sua potente salvezza, quella messianica, perché Dio mantiene le sue promesse, risponde alle attese di coloro che confidano in lui e sconvolge le logiche umane, per innalzare gli umili liberandoli dall’ingiustizia e dai soprusi.

Il Vangelo di Giovanni richiama l’attenzione ancora su Giovanni Battista come profeta e testimone mandato da Dio. Giovanni è testimone dell’investitura messianica di Gesù con il dono dello Spirito e ha riconosciuto che egli è il Figlio di Dio (cf. Gv 1,32-34). Pertanto, tutta l’azione del Battista è tesa a orientare al Messia presente. Giovanni distoglie l’attenzione da sé per rendere con forza la sua testimonianza che riguarda Gesù. L’annuncio di Giovanni Battista invita a credere in Gesù, il Messia, e sprona a saper “vedere” e riconoscere la presenza di Dio in Gesù, che è la luce, la luce vera quella che illumina ogni uomo (Gv 1,7.9). Così, Giovanni non parla tanto del Messia che viene o che verrà, ma del Messia che è già presente, in mezzo a noi. E la difficoltà rilevata da Giovanni: In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete (Gv 1,26) non si riferisce solo alla generazione contemporanea, o a quelle del passato, bensì raggiunge noi, e noi lo riconosciamo? Noi, conosciamo il Signore presente così da testimoniare, con Giovanni, la sua luce di salvezza e di vita per l’umanità?

L’esortazione di Paolo alla comunità di Tessalonica sollecita a sviluppare con comportamenti concreti la vita cristiana che è contrassegnata dall’esultanza, dal gioire sempre, perché continua è la vicinanza e l’azione salvifica del Messia, ed è contraddistinta dalla preghiera incessante e dal rendimento di grazie in ogni circostanza. Questo cammino di fede davanti al Signore porta la comunità a non spegnere lo Spirito e la sua potenza vitale, lasciandosi andare all’orgoglio o allo sgomento, e inoltre a evitare di fare il male, e piuttosto a saper discernere e operare il bene. Così si costruisce la comunità del Signore, gioiosa testimone che conosce il Messia e ne diffonde la luce.