Liturgia delle Ore

IX. I responsori

169. Nell’Ufficio delle letture, alla lettura biblica segue il suo responsorio proprio, il cui testo è stato scelto dal tesoro della tradizione, o composto ex nova, al fine di portare nuova luce per la comprensione della lettura appena letta, o di inserire la lettura nella storia della salvezza, o di ricondurre dall’Antico al Nuovo Testamento, o di cambiare la lettura in preghiera e contemplazione, o, infine, di conferire con la sua bellezza poetica una piacevole varietà.

170. Così pure alla seconda lettura è aggiunto un responsorio appropriato; questo, però, non è strettamente congiunto con il testo della lettura, e perciò favorisce maggiormente la libertà della meditazione.

171. I responsori pertanto con le loro parti, da ripetersi anche nella recita individuale, mantengono il loro valore. La parte però che nel responsorio si suole ripetere, nella recita senza canto si può omettere, a meno che la ripetizione non sia richiesta dal senso stesso.

172. Così pure, ma in modo più semplice, il responsorio breve alle Lodi mattutine, ai Vespri e a Compieta, di cui sopra ai nn. 49 e 89, e il versetto a Terza, Sesta e Nona, sono una risposta alla lettura breve, come una specie di acclamazione, allo scopo di imprimere più profondamente la parola di Dio nell’animo di chi ascolta o di chi legge.

(Principi e Norme per la Liturgia delle Ore)

Liturgia delle Ore

VI. La lettura della Sacra Scrittura

 a) Lettura della Sacra Scrittura in genere

140. La lettura della Sacra Scrittura, che per antica tradizione si fa pubblicamente nella liturgia, non soltanto nella celebrazione eucaristica, ma anche nell’Ufficio divino, dev’essere tenuta nella massima considerazione da tutti i cristiani, perché viene proposta dalla Chiesa stessa, non a scelta dei singoli o secondo la disposizione più favorevole del loro animo, ma in ordine al mistero che la Sposa di Cristo «svolge attraverso il ciclo annuale dall’Incarnazione e dalla Natività fino all’Ascensione, al giorno di Pentecoste e all’attesa della beata speranza e del ritorno del Signore»6.

Inoltre nella celebrazione liturgica la lettura della Sacra Scrittura è sempre accompagnata dalla preghiera, in modo che la lettura porti maggior frutto e a sua volta la preghiera, specialmente dei salmi, venga compresa più pienamente e fatta con più intensa pietà in forza della lettura.

[…]

c) Letture brevi

156. Le letture brevi, o «capitoli», di cui l’importanza nella Liturgia delle Ore è stata descritta al n. 45, sono state scelte in modo da esprimere brevemente ma chiaramente una sentenza o una esortazione. Ne è stata curata anche la varietà.

157. Sono state perciò fissate quattro serie settimanali di letture brevi per il Tempo ordinario. Sono inserite nel salterio, in modo che la lettura cambi ogni giorno per quattro settimane. Si hanno inoltre delle serie settimanali per i tempi di Avvento, Natale, Quaresima e Pasqua.

Hanno letture brevi proprie le solennità, le feste e alcune memorie. C’è pure una serie di una settimana per la Compieta.

158. Nella scelta delle letture brevi si sono osservati i seguenti criteri:

a) secondo la tradizione, sono stati esclusi i Vangeli;

b) per quanto possibile, fu tenuto presente il carattere particolare della domenica, del venerdì e anche delle singole Ore;

c) le letture dei Vespri sono state scelte solo dal Nuovo Testamento, perché seguono il cantico, che è della stessa origine.

(Principi e Norme per la Liturgia delle Ore) 

Liturgia delle Ore

V. I cantici dell’Antico e del Nuovo Testamento

 136. Alle Lodi tra il primo e il secondo salmo, si inserisce, come consuetudine, un cantico dell’Antico Testamento. Oltre la serie già adottata dall’antica tradizione romana e l’altra introdotta nel Breviario da san Pio X, nel salterio sono stati ammessi parecchi altri cantici tratti dai diversi libri dell’Antico Testamento, in modo che ciascun giorno feriale delle quattro settimane abbia il suo proprio cantico; nelle domeniche si alternano le due parti del cantico dei «Tre fanciulli».

137. Ai Vespri, dopo i due salmi, si inserisce un cantico del Nuovo Testamento, tratto dalle Lettere o dall’Apocalisse. Sono indicati sette cantici, per i singoli giorni di ciascuna settimana. Nelle domeniche di Quaresima, in luogo del cantico alleluiatico dell’Apocalisse, si dice il cantico dalla prima Lettera di Pietro. Inoltre nella solennità dell’Epifania e nella festa della Trasfigurazione del Signore, si dice il cantico indicato a suo luogo, tratto dalla prima lettera a Timoteo.

138 . I cantici evangelici Benedictus, Magnifcat, Nunc dimittis abbiano il medesimo onore, la medesima solennità e dignità di cui si è soliti circondare il Vangelo, quando si ascolta.

139. Sia la salmodia che le letture sono disposte secondo la norma costante della tradizione, in modo che prima si legga l’Antico Testamento, poi l’Apostolo e per ultimo il Vangelo.

Liturgia delle Ore

IV. Criteri di distribuzione dei salmi nell’Ufficio

126. I salmi sono distribuiti in un ciclo di quattro settimane. Pochissimi sono quelli esclusi. Altri, poi, considerati come tradizionalmente più importanti, sono ripetuti con maggiore frequenza. Alle Lodi mattutine, ai Vespri e a Compieta sono assegnati salmi adatti alla rispettiva Ora5.

127. Per le Lodi mattutine e per i Vespri, Ore particolarmente destinate alla celebrazione con il popolo, sono stati scelti salmi più adatti a questo scopo.

128. Per la Compieta si è tenuto presente la norma data al n.88.

129. Per la domenica, inclusi l’Ufficio delle letture e l’Ora media, sono stati scelti quei salmi che, secondo la tradizione, sono più indicati per esprimere il mistero pasquale. Al venerdì sono stati assegnati alcuni salmi penitenziali o della Passione.

130. Sono riservati ai Tempi di Avvento, Natale, Quaresima e Pasqua tre salmi, cioè il 77, il 104 e il 105, che più chiaramente mettono in luce la storia della salvezza nell’Antico Testamento come preannuncio di quella che è portata a compimento nel Nuovo.

131. I tre salmi 57, 82 e 108, nei quali prevale il carattere imprecatorio, vengono esclusi dal salterio corrente. Così pure alcuni versetti di qualche salmo sono stati omessi come viene indicato all’inizio del salmo. L’omissione di questi testi è dovuta unicamente a una certa qual difficoltà psicologica. Infatti questi stessi salmi imprecatori si trovano nella pietà del Nuovo Testamento, per esempio nell’Apocalisse al cap. 6, 10, e in nessun modo intendono indurre a maledire.

132. I salmi che sono troppo lunghi per essere contenuti in una sola Ora dell’Ufficio, sono distribuiti in diversi giorni, nella stessa Ora, in modo che possano essere recitati integralmente da coloro che non sono soliti dire le altre Ore. Così il salmo 118, secondo una sua propria divisione, è distribuito in ventidue giorni all’Ora media, perché per tradizione era assegnato alle ore diurne.

133. Il ciclo di quattro settimane del salterio è connesso con l’anno liturgico in modo tale che dalla prima settimana, tralasciando eventualmente le altre, venga ripreso alla prima domenica di Avvento, alla prima settimana del Tempo ordinario, alla prima domenica di Quaresima e alla prima domenica di Pasqua.

Dopo Pentecoste, poiché nel Tempo ordinario il ciclo del salterio segue la serie delle settimane, si riprende da quella settimana del salterio che nel Proprio del Tempo è indicata all’inizio della rispettiva settimana del Tempo ordinario.

134. Nelle solennità e nelle feste, nel Triduo pasquale, nei giorni tra le ottave di Pasqua e di Natale, all’Ufficio delle letture sono assegnati salmi propri, tra quelli confermati dalla tradizione. La loro idoneità per lo più è illustrata dall’antifona. Lo stesso avviene anche per l’Ora media in alcune solennità del Signore e nell’ottava di Pasqua. Alle Lodi mattutine si prendono i salmi e il cantico della prima domenica del salterio. Ai primi Vespri delle solennità, i salmi sono della serie «Laudate» secondo l’uso antico. Ai secondi Vespri delle solennità e ai Vespri delle feste, i salmi e il cantico sono propri. All’Ora media delle solennità, eccettuate quelle di cui si è detto sopra, purché non ricorrano in giorno di domenica, i salmi si prendono fra quelli detti graduali; all’Ora media delle feste si dicono i salmi del giorno corrente dei salterio.

135. In tutti gli altri casi i salmi si prendono dal salterio corrente, a meno che non vi siano antifone proprie o salmi propri.

 

5) Cf SC 91.

Liturgia delle Ore

IV. Criteri di distribuzione dei salmi nell’Ufficio

126. I salmi sono distribuiti in un ciclo di quattro settimane. Pochissimi sono quelli esclusi. Altri, poi, considerati come tradizionalmente più importanti, sono ripetuti con maggiore frequenza. Alle Lodi mattutine, ai Vespri e a Compieta sono assegnati salmi adatti alla rispettiva Ora5.

127. Per le Lodi mattutine e per i Vespri, Ore particolarmente destinate alla celebrazione con il popolo, sono stati scelti salmi più adatti a questo scopo.

128. Per la Compieta si è tenuto presente la norma data al n.88.

129. Per la domenica, inclusi l’Ufficio delle letture e l’Ora media, sono stati scelti quei salmi che, secondo la tradizione, sono più indicati per esprimere il mistero pasquale. Al venerdì sono stati assegnati alcuni salmi penitenziali o della Passione.

130. Sono riservati ai Tempi di Avvento, Natale, Quaresima e Pasqua tre salmi, cioè il 77, il 104 e il 105, che più chiaramente mettono in luce la storia della salvezza nell’Antico Testamento come preannuncio di quella che è portata a compimento nel Nuovo.

131. I tre salmi 57, 82 e 108, nei quali prevale il carattere imprecatorio, vengono esclusi dal salterio corrente. Così pure alcuni versetti di qualche salmo sono stati omessi come viene indicato all’inizio del salmo. L’omissione di questi testi è dovuta unicamente a una certa qual difficoltà psicologica. Infatti questi stessi salmi imprecatori si trovano nella pietà del Nuovo Testamento, per esempio nell’Apocalisse al cap. 6, 10, e in nessun modo intendono indurre a maledire.

132. I salmi che sono troppo lunghi per essere contenuti in una sola Ora dell’Ufficio, sono distribuiti in diversi giorni, nella stessa Ora, in modo che possano essere recitati integralmente da coloro che non sono soliti dire le altre Ore. Così il salmo 118, secondo una sua propria divisione, è distribuito in ventidue giorni all’Ora media, perché per tradizione era assegnato alle ore diurne.

133. Il ciclo di quattro settimane del salterio è connesso con l’anno liturgico in modo tale che dalla prima settimana, tralasciando eventualmente le altre, venga ripreso alla prima domenica di Avvento, alla prima settimana del Tempo ordinario, alla prima domenica di Quaresima e alla prima domenica di Pasqua.

Dopo Pentecoste, poiché nel Tempo ordinario il ciclo del salterio segue la serie delle settimane, si riprende da quella settimana del salterio che nel Proprio del Tempo è indicata all’inizio della rispettiva settimana del Tempo ordinario.

134. Nelle solennità e nelle feste, nel Triduo pasquale, nei giorni tra le ottave di Pasqua e di Natale, all’Ufficio delle letture sono assegnati salmi propri, tra quelli confermati dalla tradizione. La loro idoneità per lo più è illustrata dall’antifona. Lo stesso avviene anche per l’Ora media in alcune solennità del Signore e nell’ottava di Pasqua. Alle Lodi mattutine si prendono i salmi e il cantico della prima domenica del salterio. Ai primi Vespri delle solennità, i salmi sono della serie «Laudate» secondo l’uso antico. Ai secondi Vespri delle solennità e ai Vespri delle feste, i salmi e il cantico sono propri. All’Ora media delle solennità, eccettuate quelle di cui si è detto sopra, purché non ricorrano in giorno di domenica, i salmi si prendono fra quelli detti graduali; all’Ora media delle feste si dicono i salmi del giorno corrente dei salterio.

135. In tutti gli altri casi i salmi si prendono dal salterio corrente, a meno che non vi siano antifone proprie o salmi propri.

 

5) Cf SC 91.

Liturgia delle Ore

III. Il modo di salmodiare

121. Sono possibili svariati modi di eseguire i salmi secondo che lo richiedono il genere letterario, la lunghezza, la lingua, l’esecuzione individuale o collettiva, la partecipazione del popolo. La facoltà di scegliere fra molte soluzioni possibili quella più confacente, giova non poco a far meglio percepire la fragranza spirituale e artistica dei salmi. Questi, infatti, non sono stati ordinati quasi fossero delle semplici quantità di preghiera da far seguire le une alle altre, ma secondo il criterio del contenuto e del carattere specifico di ciascuno di essi.

122. I salmi si cantano o si recitano in modo continuato (cioè in directum), oppure a versetti o strofe in alternanza tra due cori o parti dell’assemblea, o in modo responsoriale. Tutto ciò secondo le diverse usanze confermate dalla tradizione e dall’esperienza.

123. All’inizio di ogni salmo si premetta sempre l’antifona corrispondente, come viene indicato sopra ai nn. 113-120. Si mantenga poi l’uso di concluderlo con il «Gloria al Padre» e il «Come era». Il «Gloria» è infatti una conclusione adatta, convalidata dalla tradizione e tale da conferire alla preghiera dell’Antico Testamento un senso laudativo di carattere cristologico e trinitario. Dopo il salmo, secondo l’opportunità, si ripete l’antifona.

124. Quando si recitano salmi più lunghi, questi nel salterio sono suddivisi in modo da esprimere la struttura ternaria dell’Ora, sempre però nel pieno rispetto della loro reale linea di pensiero. È bene attenersi a questa divisione, specialmente nella celebrazione corale in lingua latina, aggiungendo il «Gloria al Padre» alla fine di ogni sezione. Tuttavia è consentito o mantenere questo modo tradizionale, o interporre una pausa fra le diverse parti del medesimo salmo, o recitare il salmo intero tutto di seguito con la propria antifona.

125. Quando, inoltre, il genere letterario del salmo lo consente, vengono indicate delle divisioni in strofe, in modo che, specialmente se i salmi vengono cantati in una lingua moderna, si possano eseguire intercalando l’antifona dopo ogni strofa; in tal caso è sufficiente aggiungere il «Gloria al Padre» alla fine di tutto il salmo.

 

Liturgia delle Ore

II. Le antifone e gli altri elementi che aiutano a pregare con i salmi

110.  Tre elementi nella tradizione latina hanno contribuito molto a far comprendere i salmi e a trasformarli in preghiera cristiana: i titoli, le orazioni dopo i salmi e soprattutto le antifone.

111. Nel salterio della Liturgia delle Ore, ad ogni salmo è premesso un titolo sul suo significato e la sua importanza per la vita umana del credente. Questi titoli, nel libro della Liturgia delle Ore, sono proposti unicamente a utilità di coloro che recitano i salmi. Per alimentare la preghiera alla luce della rivelazione nuova, si aggiunge una sentenza del Nuovo Testamento o dei Padri che invita a pregare in senso cristologico.

112. Le orazioni sui salmi hanno il fine di aiutare coloro che li recitano a interpretarli in senso soprattutto cristiano. Sono proposte per i singoli salmi nel Supplemento al libro della Liturgia delle Ore e si possono liberamente usare, secondo una antica tradizione. Così terminato il salmo e fatta una pausa di silenzio, l’orazione raccoglie e conclude i sentimenti di coloro che hanno recitato il salmo.

113. Anche quando la Liturgia delle Ore è eseguita senza canto, ogni salmo ha la propria antifona, che si dice ugualmente nella recita individuale. Le antifone, infatti, aiutano a illustrare il genere letterario del salmo; trasformano il salmo in preghiera personale: mettono meglio in luce una frase degna di attenzione, che altrimenti potrebbe sfuggire; danno un certo tono particolare a qualche salmo a seconda delle circostanze; anzi, purché si escludano adattamenti stravaganti, giovano molto all’interpretazione tipologica o festiva; possono rendere piacevole e varia la recita dei salmi.

114. Le antifone nel salterio sono composte in modo da poter essere tradotte nelle lingue moderne anzi da poter essere ripetute dopo ciascuna strofa, secondo quanto è detto al n. 125. Nell’Ufficio del Tempo ordinario celebrato senza canto, al posto di queste antifone si possono usare, se si ritiene opportuno, le sentenze preposte ai salmi (cf n. 111).

115. Quando il salmo, per la sua lunghezza, si può dividere in più parti entro una sola e medesima Ora, alle singole parti viene assegnata un’antifona propria, sia per rendere più varia la recita dei salmi, specialmente nella celebrazione con il canto sia per comprendere meglio la ricchezza del salmo; tuttavia è consentito recitare il salmo intero senza interruzione, usando solo la prima antifona.

116. Vi sono antifone proprie per i singoli salmi alle Lodi e ai Vespri nel Triduo pasquale, nei giorni fra le ottave di Pasqua e di Natale, nelle domeniche del Tempo di Avvento, Natale, Quaresima e Pasqua, come pure nelle ferie della Settimana santa, del Tempo pasquale e nei giorni dal 17 al 24 dicembre.

117. Nelle solennità, l’Ufficio delle letture, le Lodi mattutine, Terza, Sesta, Nona e i Vespri hanno antifone proprie; altrimenti si prendono dal Comune. Nelle feste si osserva la stessa norma dell’Ufficio delle letture, alle Lodi mattutine e ai Vespri.

118. Quelle memorie di santi che le avessero, si celebrano con antifone proprie (cf n. 235).

119. Le antifone al Benedictus e al Magnificat nell’Ufficio del Tempo si prendono dal Proprio del Tempo, se vi sono, altrimenti dal salterio corrente; nelle solennità e nelle feste si prendono dal Proprio, se vi sono, altrimenti dal Comune; nelle memorie, che non hanno antifona propria, si può dire o l’antifona del Comune o quella della feria corrente.

120 Nel Tempo pasquale, a tutte le antifone si aggiunge l’«Alleluia», tranne i casi in cui non si accorda con il senso dell’antifona.

Liturgia delle Ore

106. Chi recita i salmi apre il suo cuore a quei sentimenti che i salmi ispirano secondo il loro genere letterario: di lamentazione, di fiducia, di rendimento di grazie. Questi generi letterari giustamente sono tenuti in grande considerazione dagli esegeti.

107. Chi recita i salmi, aderendo al significato delle parole, presta attenzione all’importanza del testo per la vita umana dei credenti. Si sa, infatti, che ogni salmo fu composto in circostanze particolari, alle quali intendono riferirsi i titoli premessi a ciascuno di essi nel salterio ebraico. Ma in verità qualunque sia la sua origine storica, ogni salmo ha un proprio significato, che anche ai nostri tempi non possiamo trascurare. Sebbene quei carmi siano stati composti molti secoli fa presso popoli orientali, essi esprimono assai bene i dolori e la speranza, la miseria e la fiducia degli uomini di ogni tempo e regione, e cantano specialmente la fede in Dio, la rivelazione e la redenzione.

108. Chi recita i salmi nella Liturgia delle Ore, li recita non tanto a nome proprio quanto a nome di tutto il Corpo di Cristo, anzi nella persona di Cristo stesso. Se ciascuno tiene presente questa dottrina, svaniscono le difficoltà, che chi salmeggia potrebbe avvertire per la differenza del suo stato d’animo da quello espresso nel salmo, come accade quando chi è triste e nell’angoscia incontra un salmo di giubilo, o, al contrario, è felice e si trova di fronte a un canto di lamentazione. Nella preghiera puramente privata si può evitare questa dissonanza, perché vi è modo di scegliere il salmo più adatto al proprio stato d’animo. Nell’Ufficio divino, invece, si ha un determinato ciclo di salmi valevole per tutta la comunità ed eseguito non a titolo personale, ma a nome di tutta la Chiesa, anche quando si tratta di un orante che celebra qualche Ora da solo. Chi salmeggia a nome della Chiesa può sempre trovare un motivo di gioia o tristezza, perché anche in questo fatto conserva il suo significato l’espressione dell’Apostolo: «Rallegratevi con quelli che sono nella gioia, piangete con quelli che sono nel pianto» (Rm 12, 15) e così la fragilità umana, ferita dall’amor proprio, viene risanata nella misura di quella carità per la quale la mente concorda con la voce che salmeggia3.

109. Chi recita i salmi a nome della Chiesa, deve badare al senso pieno dei salmi, specialmente al senso messianico, per il quale la Chiesa ha adottato il salterio. Tale senso messianico è diventato pienamente chiaro nel Nuovo Testamento, anzi fu posto in piena luce dallo stesso Cristo Signore, quando disse agli apostoli: «Bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosè, nei profeti e nei salmi» (Lc 24, 44). Di ciò è esempio notissimo quel dialogo, riferito da Matteo, circa il Messia, Figlio di David e suo Signore4 in cui il salmo 109 è riferito al Messia.

Seguendo questa via, i santi Padri accolsero e spiegarono tutto il salterio come profezia di Cristo e sulla Chiesa; e con lo stesso criterio i salmi sono stati scelti nella sacra liturgia. Sebbene talvolta si proponessero alcune interpretazioni alquanto complicate, tuttavia generalmente sia i Padri che la liturgia con ragione vedevano nei salmi Cristo che si rivolge al Padre, o il Padre che parla al Figlio; anzi riconoscevano la voce della Chiesa, degli apostoli e dei martiri.
Questo metodo di interpretazione fiorì anche nel Medioevo, quando coloro che salmeggiavano trovavano in molti codici, scritti in quell’epoca, il titolo preposto a ciascun salmo e così si apriva loro il senso cristologico dei salmi.
L’interpretazione cristologica non si limita soltanto a quei salmi che sono considerati messianici, ma si estende a molti altri, nei quali senza dubbio si tratta di semplici adattamenti, convalidati tuttavia dalla tradizione della Chiesa. Soprattutto nella salmodia dei giorni festivi, i salmi sono stati scelti in base a un certo orientamento cristologico, ad illustrare il quale per lo più vengono proposte delle antifone tratte dagli stessi salmi.

(Principi e Norme per la Liturgia delle Ore)

3) Cf RB 19.

4) Mt 22, 44 ss.

 

Liturgia delle Ore

I DIVERSI ELEMENTI DELLA LITURGIA DELLE ORE

I. I salmi e il loro rapporto con la preghiera cristiana

100. Nella Liturgia delle Ore la Chiesa prega in gran parte con quei bellissimi canti, che i sacri autori, sotto l’ispirazione dello Spirito Santo, hanno composto nell’Antico Testamento. Per la loro stessa origine, infatti, essi hanno una capacità tale da elevare la mente degli uomini a Dio, da suscitare in essi pii e santi affetti, da aiutarli mirabilmente a render grazie a Dio nelle circostanze prospere, da recare consolazionee fermezza d’animo nelle avversità.

101. I salmi, tuttavia, non offrono che un’immagine imperfetta di quella pienezza dei tempi che apparve in
Cristo Signore e dalla quale trae il suo vigore la preghiera della Chiesa. Pertanto può talvolta accadere che, pur concordando tutti i cristiani nella somma stima dei salmi, trovino tuttavia qualche difficoltà, nello stesso tempo in cui cercano di far propri nella preghiera quei canti venerandi.

102. Ma lo Spirito Santo, sotto la cui ispirazione i salmisti hanno cantato, assiste sempre con la sua grazia coloro che eseguono tali inni con fede e buona volontà. È tuttavia necessario che ciascuno, secondo le sue possibilità, si procuri «una maggiore formazione biblica, specialmente riguardo ai salmi»1. Inoltre si deve arrivare ad assimilare bene il modo e il metodo migliore per pregarli come si conviene.

103. I salmi non sono letture, né preghiere scritte in prosa, ma poemi di lode. Quindi anche se talvolta fossero stati eseguiti come letture, tuttavia, in ragione del loro genere letterario, giustamente furono detti dagli ebrei «Tehillim», cioè «cantici di lode» e dai greci «psalmoi» cioè «cantici da eseguire al suono del salterio». In verità, infatti, tutti i salmi hanno un certo carattere musicale, che ne determina la forma di esecuzione più consona. Per cui anche se il salmo viene recitato senza canto, anzi da uno solo e in silenzio, deve sempre conservare il suo carattere musicale: esso offre certo un testo di preghiera alla mente dei fedeli, tuttavia tende più a muovere il cuore di quanti lo cantano, lo ascoltano e magari lo eseguono con «il salterio e la cetra».
 
104. Chi dunque vuole salmeggiare con spirito di intelligenza deve percorrere i salmi versetto per versetto e rimanere sempre pronto nel suo cuore alla risposta. Così vuole lo Spirito, che ha ispirato il salmista e che assisterà ogni uomo di sentimenti religiosi aperto ad accogliere la sua grazia. Per questo la salmodia, anche se eseguita con tutto quel rispetto che si deve alla maestà di Dio, deve prorompere dalla gioia del cuore e ispirarsi all’amore, come si addice a una poesia sacra e a un canto divino, e massimamente alla libertà dei figli di Dio.

105. Spesso le espressioni del salmo ci offriranno il modo di pregare più facilmente e con maggior fervore, sia quando rendiamo grazie a Dio e lo glorifichiamo in esultanza, sia quando lo supplichiamo dal profondo delle nostre sofferenze. Tuttavia – soprattutto se il salmo non si rivolge direttamente a Dio – può sorgere talvolta qualche difficoltà. Il salmista, infatti, nella sua qualità di poeta spesso parla al popolo rievocando la storia d’Israele; talvolta interpella altri, e fra questi magari anche creature prive di ragione. Talora introduce a parlare anche Dio stesso e gli uomini, e anche, come nel salmo 2, i nemici di Dio. È chiaro quindi che il salmo non è preghiera dello stesso tipo di una orazione o colletta composta dalla Chiesa. Inoltre il carattere poetico e musicale dei salmi comporta che talvolta siano piuttosto cantati davanti a Dio anziché svolgersi in discorso diretto a lui, come avverte san Benedetto: «Consideriamo come ci si deve comportare alla presenza di Dio e dei suoi angeli, e partecipiamo alla salmodia in modo che il nostro spirito preghi all’unisono con la nostra voce»2.
(Principi e Norme per la Liturgia delle Ore)

1) SC 90.

2) RB 19.

 

3 dicembre
I domenica di Avvento

Montagne e colline canteranno a Dio,
           alberi e foreste applaudiranno:
           viene il Signore, il Dominatore,
           e regnerà in eterno, alleluia.
 (2ª Antifona, Lodi, Domenica, I Settimana di Avvento)

 

“L’Avvento è tempo di attesa, di conversione, di speranza:

– attesa-memoria della prima, umile venuta del Salvatore nella nostra carne mortale; attesa-supplica dell’ultima, gloriosa venuta di Cristo, Signore della storia e Giudice universale;

– conversione, alla quale spesso la Liturgia di questo tempo invita con la voce dei profeti e soprattutto di Giovanni Battista: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino» (Mt 3, 2);

– speranza gioiosa che la salvezza già operata da Cristo (cf. Rm 8, 24-25) e le realtà di grazia già presenti nel mondo giungano alla loro maturazione e pienezza, per cui la promessa si tramuterà in possesso, la fede in visione, e «noi saremo simili a lui e lo vedremo così come egli è» (1 Gv 3, 2)”[1].

(Direttorio su Pietà popolare e Liturgia, n. 96)

 

Inizia con i primi vespri della I Domenica di Avvento e termina prima dei Primi vespri di Natale.
(cfr. Norme generali per l’Ordinamento dell’anno liturgico e del calendario, n. 40)

 

 

PRIMI VESPRI

È opportuno valorizzarne la celebrazione comunitaria, con il rito del lucernario e l’accensione della prima candela della corona di Avvento.

 

CELEBRAZIONE EUCARISTICA

Per introdurre il popolo di Dio al tempo di Avvento è bene curare il linguaggio verbale, con monizioni semplici, brevi e ben preparate, e quello non verbale, attraverso la cura dei gesti liturgici, dei luoghi, delle luci, del canto[2].

 

La sobrietà che caratterizza il tempo di Avvento è differente rispetto a quella quaresimale. L’ornamento floreale, disposto preferibilmente intorno all’altare piuttosto che sopra, sia sobrio, in armonia con il resto dell’aula chiesa, capace di condurre alla celebrazione del Natale, senza anticiparla (cfr. OGMR, n. 305). Anche l’organo e gli altri strumenti musicali siano usati con moderazione, evitando di anticipare la gioia piena del Natale (Cfr. OGMR, n. 313)[3].

 

Accoglienza

Alcuni animatori liturgici o membri della comunità sulla porta della chiesa potrebbero accogliere, in modo non invadente e discreto, i fedeli, offrendo il libretto dei canti, aiutando anziani e ammalati a prendere posto, introducendo pellegrini e turisti, spiegando che le offerte in denaro raccolte nel tempo di Avvento verranno destinate ai fratelli più bisognosi della comunità parrocchiale.

 

Monizione d’inizio

Con la Prima Domenica di Avvento inizia il nuovo anno liturgico. La liturgia odierna ci invita vegliare operosamente in attesa dell’incontro con il Signore che viene.
Accogliamo con il canto la processione d’ingresso.

 

Riti d’introduzione

Con cura andranno preparati i riti d’introduzione. Si dia una particolare attenzione alla processione d’ingresso, disposta in modo ordinato, con un incedere calmo e sereno. I segni della processione d’ingresso (croce astile, evangeliario, sacerdote) richiamano la venuta di Dio in mezzo al suo popolo.

Si propone la seguente formula per il saluto del sacerdote:

Il Dio della speranza,
che ci riempie di ogni gioia
e pace nella fede
per la potenza dello Spirito Santo,
sia con tutti voi.

Si suggerisce di utilizzare la terza formula dell’atto penitenziale del Tempo di Avvento, che ben si armonizza con la Liturgia della Parola.

Signore, che vieni a visitare il tuo popolo nella pace, abbi pietà di noi.
R.
Signore, pietà.

Cristo, che vieni a salvare chi è perduto, abbi pietà di noi.
R. Cristo, pietà.

Signore, che vieni a creare un mondo nuovo, abbi pietà di noi.
R.
Signore, pietà.

 

Colletta

Se lo si ritiene opportuno, per il bene spirituale dell’assemblea, è possibile utilizzare la Colletta alternativa ispirata al Vangelo della I Domenica di Avvento anno B.

O Dio, nostro Padre,
nella tua fedeltà che mai vien meno
ricordati di noi, opera delle tue mani,
e donaci l’aiuto della tua grazia,
perché attendiamo vigilanti con amore irreprensibile
la gloriosa venuta del nostro redentore,
Gesù Cristo tuo Figlio.
Egli è Dio, e vive e regna con te,
nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.
(MR, p. 962)

 

Prefazio

Il prefazio più adatto a questa domenica è Prefazio dell’Avvento I/A.

 

Acclamazioni

Si suggerisce di cantare quelle acclamazioni che hanno un’intonazione escatologica: “Annunciamo la tua morte…”, all’anamnesi della preghiera eucaristica;  “Tuo è il regno…”, al termine dell’embolismo della Preghiera del Signore.

 

Preghiera dei fedeli

Si ricorda come le intenzioni proposte debbano essere sobrie, formulate con una sapiente libertà e con poche parole, ed esprimere le intenzioni di tutta la comunità (cfr. OGMR, n. 71).

Nell’attesa del Redentore,
rivolgiamo le nostre suppliche al Padre che è nei cieli,
perché venga incontro alle nostre necessità
e a quelle di tutti gli uomini.

Intenzioni di preghiera

Tu ci riveli, o Padre,
che quanto più grande è la nostra attesa,
tanto più ricco sarà il tuo dono;
accogli queste nostre suppliche
e accresci in noi con la venuta del tuo Figlio
il bene inestimabile della speranza.
Per Cristo nostro Signore.

Amen.

 

Benedizione solenne

Per sottolineare l’inizio del Tempo di Avvento, si invita a concludere la celebrazione con la Benedizione solenne (cfr. MR, pp. 428-429) o con la preghiera di benedizione sul popolo proposta (MR, p. 448, n. 7):

Signore, fa’ risplendere la luce del tuo volto
sopra la tua famiglia,
perché aderisca di cuore alla tua legge
e possa attuare tutto il bene che le ispiri.
Per Cristo nostro Signore.

 

[1] “Il tempo di Avvento ha una duplice caratteristica: è tempo di preparazione alla solennità del Natale, in cui si ricorda la prima venuta del Figlio di Dio fra gli uomini, e contemporaneamente è il tempo in cui, attraverso tale ricordo, lo spirito viene guidato all’attesa della seconda venuta di Cristo alla fine dei tempi”: Norme generali per l’ordinamento dell’anno liturgico e del calendario, n. 39.

[2] “I gesti e l’atteggiamento del corpo sia del sacerdote, del diacono e dei ministri, sia del popolo devono tendere a far sì che tutta la celebrazione risplenda per decoro e per nobile semplicità, che si colga il vero e pieno significato delle sue diverse parti e si favorisca la partecipazione di tutti”: OGMR, n. 42.

[3] “Il suono, da solo, di questi stessi strumenti musicali non è consentito in Avvento, in Quaresima, durante il Triduo sacro, nelle Messe e negli Uffici dei defunti”: Istruzione Musicam sacram, n. 66.