25 dicembre
Natale del Signore

 Oggi Cristo è nato,
è apparso il Salvatore;
oggi sulla terra cantano gli angeli,
si allietano gli arcangeli;
oggi esultano i giusti, acclamando:
Gloria a Dio nell’alto dei cieli, alleluia.
(Ant. al Magnificat, II Vespri, Natale del Signore)

 

Il tempo di Natale inizia con i primi Vespri del Natale del Signore e termina con la domenica dopo l’Epifania. In esso la “Chiesa celebra il mistero della manifestazione del Signore: la sua umile nascita a Betlemme, annunciata ai pastori, primizia dell’Israele che accoglie il Salvatore; l’epifania ai Magi, «giunti da Oriente» (Mt 2, 1), primizia dei gentili, che nel neonato Gesù riconoscono e adorano il Cristo Messia; la teofania presso il fiume Giordano, in cui Gesù è proclamato dal Padre «figlio prediletto» (Mt 3, 17) e inaugura pubblicamente il suo ministero messianico; il segno compiuto a Cana con il quale Gesù «manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui» (Gv 2, 11)” (Direttorio su Pietà popolare e Liturgia, n. 106).

La celebrazione del Natale, nei suoi quattro formulari per l’Eucarestia e nei testi della Liturgia delle Ore, offre un percorso graduale di introduzione al mistero.
“Dopo l’annuale rievocazione del mistero pasquale, la Chiesa non ha nulla di più sacro della celebrazione del Natale del Signore e delle sue prime manifestazioni” (Norme generali per l’ordinamento dell’anno liturgico e del calendario, n. 21). È quindi opportuno adottare un chiaro, semplice e costante programma rituale, che aiuti a leggere l’inizio di un Tempo liturgico diverso: si presti perciò attenzione alla decorazione floreale, all’uso delle luci, al programma musicale.

 

La MESSA VESPERTINA DELLA VIGILIA

L’orizzonte di questa celebrazione è l’attesa di Israele e dell’umanità; così canta l’Antifona di Comunione:
Domani si rivelerà la gloria del Signore,
e ogni uomo vedrà
la salvezza del nostro Dio (Cfr. Is 40,5).

 

La MESSA DELLA NOTTE

Il centro di questa celebrazione è l’evento della nascita del Salvatore, in un tempo preciso e in un luogo determinato. 

È bene preparare la Messa della notte con la celebrazione comunitaria dell’Ufficio delle Letture o con una veglia più vicina alla pietà popolare con canti e letture.

Preparano la celebrazione eucaristica della notte anche l’esecuzione di canti natalizi, lo svolgersi di Presepi viventi, l’inaugurazione del Presepe domestico o dell’albero di Natale, la cena natalizia. Le tradizioni domestiche possono dar luogo a momenti di preghiera che coinvolgono tutta la famiglia, in modo particolare i bambini, protagonisti di questo incontro familiare (Direttorio su Pietà popolare e Liturgia, n. 109).

Quando la Messa della notte è preceduta dall’Ufficio delle letture, al termine della lettura patristica, omesso il Te Deum, è possibile utilizzare il canto dell’Annuncio della nascita del Signore (Kalenda, cfr. Martirologio Romano, pp. 995-996)[1]. Analogamente, lo si può collocare al termine della veglia, qualora si decidesse di preparare con questa la Celebrazione Eucaristica della notte.

Si può valorizzare l’Annuncio della nascita del Signore anche nella Messa, collocandolo nei riti d’introduzione prima del canto del Gloria. In questo caso viene omesso l’atto penitenziale.

 

Monizione d’inizio
In questa santa notte la Chiesa celebra l’inizio della Salvezza. Gli angeli cantano: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama” (Lc 2, 14).
Cristo è la nostra pace; la sua venuta trasfigura i cuori, illumina le menti, perché alla violenza, all’odio, alla guerra subentri l’amore fraterno.

 

Annuncio della nascita
Viene proclamato da un cantore o dal celebrante.
Trascorsi molti secoli dalla creazione del mondo,
quando in principio Dio creò il cielo e la terra e plasmò l’uomo a sua immagine;
e molti secoli da quando, dopo il diluvio,
l’Altissimo aveva fatto risplendere tra le nubi l’arcobaleno, segno dell’alleanza e di pace;
ventuno secoli dopo che Abramo, nostro Padre nella fede, migrò dalla terra di Ur dei Caldei;
tredici secoli dopo l’uscita del popolo d’Israele dall’Egitto sotto la guida di Mosè,
circa mille anni dopo l’unzione regale di Davide;
nella sessantacinquesima settimana secondo la profezia di Daniele,
all’epoca della centonovantaquattresima Olimpiade;
nell’anno settecentocinquantadue dalla fondazione di Roma;
nel quarantunesimo anno dell’impero di Cesare Ottaviano Augusto,
mentre su tutta la terra regnava la pace,
Gesù Cristo, Dio eterno e Figlio dell’eterno Padre,
volendo santificare il mondo con la sua prima venuta,
concepito per opera dello Spirito Santo, trascorsi nove mesi,
nasce in Betlemme di Giuda dalla Vergine Maria, fatto uomo:
Natale di nostro Signore Gesù Cristo secondo la carne.

 

Gloria
Nella Messa della notte, e in tutto il Tempo di Natale, è opportuno dare una particolare attenzione al canto del Gloria, «inno antichissimo e venerabile con il quale la Chiesa, radunata nello Spirito Santo, glorifica e supplica Dio Padre e l’Agnello» (OGMR, n. 53).

Se il luogo in cui si è preparato il Presepio è adatto, si potrebbe svelare o disporre durante il canto del Gloria la statua del Bambino, perché sia venerata dopo la Messa dai fedeli. Qui si potrebbe anche porre aperto l’Evangeliario dopo la proclamazione del Vangelo.
Il ministro che compie il gesto può incensare l’immagine in segno di particolare venerazione.
Se il Presepe non è stato preparato o non si trova in uno spazio valorizzabile, si può prevedere un luogo in cui porre la statua del Bambino e l’Evangeliario, che non sia ai piedi dell’altare.
Non si trascuri l’uso di suonare le campane al canto del Gloria, anche qualora sia notte fonda.

 

Credo
Non si tralasci di genuflettere durante la proclamazione del Credo, alle parole “E per opera dello Spirito Santo… e si è fatto uomo”, in segno di venerazione per la centralità del mistero dell’Incarnazione (OGMR, n. 234b).

Preghiera universale
È bene che la preghiera dei fedeli assuma, attraverso le intenzioni proposte, un carattere veramente universale.

Il Figlio della Vergine Madre, nato a Betlem,
è l’Emmanuele, il Dio con noi.
Esultanti nella fede
in questa notte santissima,
ci uniamo a tutti coloro che credono
e sperano nella salvezza operata dal Signore.

Preghiamo insieme e diciamo:
R. Gesù, vero Dio e vero uomo, ascoltaci.

Intenzioni di preghiera

Signore Gesù, che vieni a condividere
le nostre fatiche e le nostre speranze,
infondi nel cuore di ogni uomo
la certezza che questa è la vita eterna:
conoscere il Padre che ti ha mandato
e accogliere te nostro Salvatore.
Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.

Amen.

Presentazione dei doni
Nella presentazione dei doni è opportuno che i fedeli vi partecipino con l’offerta del pane e del vino e di quanto raccolto durante il tempo di Avvento per i poveri (OGMR, nn. 140. 73).

Scambio della pace
La pace è uno dei valori insiti nel mistero del Natale (cfr. Direttorio su Pietà popolare e Liturgia, n. 108); “Oggi la vera Pace è scesa a noi dal cielo”: così prega l’antifona d’ingresso. È bene quindi prestare attenzione allo scambio della pace. Questo non significa che sia necessario aggiungere ulteriori elementi (es. canto). Lo scambio di pace esprime da solo la gioia di coloro che hanno creduto nella venuta del Signore: “Il verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi”. Potrebbe rivelarsi utile evidenziare in un incontro di formazione liturgica precedente, il senso più vero e profondo di questo gesto.

Benedizione solenne
È bene concludere con la Benedizione solenne (MR, p. 429).

Bacio del “Bambinello”
“Al termine della celebrazione potrà aver luogo il bacio dei fedeli all’immagine del Bambino Gesù e la collocazione di essa nel Presepio allestito in chiesa o nelle adiacenze” (Direttorio su Pietà popolare e Liturgia, n. 111).

 

La MESSA DELL’AURORA

La Liturgia della Parola, in modo particolare il Vangelo, si sofferma sulla figura dei Pastori, che accolto l’annuncio dell’Angelo, andarono fino a Betlemme, e “trovarono Maria e Giuseppe e il Bambino, adagiato nella mangiatoia” (Lc 2,16).

 

La MESSA DEL GIORNO

In essa è centrale l’idea dell’admirabile commercium, cioè del mirabile scambio tra la divinità e l’umanità. Sant’Atanasio di Alessandria afferma: “Il Figlio di Dio si è fatto uomo per farci Dio” (De Incarnatione, 54, 3: PG 25, 192), ma è soprattutto con san Leone Magno e le sue celebri Omelie sul Natale che questa realtà diventa oggetto di profonda meditazione. Afferma, infatti, il santo Pontefice: “Se noi ci appelliamo alla inesprimibile condiscendenza della divina misericordia che ha indotto il Creatore degli uomini a farsi uomo, essa ci eleverà alla natura di Colui che noi adoriamo nella nostra” (Sermone 8 sul Natale: CCL 138,139) (Benedetto XVI, Udienza Generale, 4 gennaio 2012).

Per la celebrazione, non si trascurino tutte le attenzioni già sottolineate per la Messa della notte.

 

 

[1] Questo testo del Martirologio romano esprime molto bene il carattere storico e insieme pasquale del Natale.